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Non aprite quella porta: storia vera del film

Tra i classici del genere horror figura Non aprite quella porta. Il film ha dato vita a un florido franchise cinematografico, che attualmente vanta ben otto pellicole. L’originale è uno dei più grandi successi della storia del cinema, realizzato con un budget piuttosto basso, ma con un ritorno economico notevole. L’originale uscita negli Stati Uniti risale al 1974.

Non tutti sanno che le vicende di Leatherface, il terribile protagonista della saga che si muove con una maschera di cuoio sul volto e una pericolosa motosega, sono state ispirate da una storia vera. Come accade in molti casi le modifiche rispetto alla realtà biografica dei fatti sono state numerose. Andiamo a scoprire insieme le origini di questa figura diventata una vera icona del genere horror.

Ed Gein: il vero serial killer di Non aprite quella porta

In questo paragrafo cercheremo di ricostruire la vita di Ed Gein, un serial killer che ha realmente agito negli Stati Uniti. L’uomo è nato nel 1906, in Wisconsin. Per poter comprendere come divenne uno dei criminali più famosi della storia è utile ripercorrere la sua vita.

Il padre era dipendente dall’alcol, ed era molto violento. Al contrario sua madre era una donna profondamente religiosa, che scelse di crescere i figli insegnando loro una forte dottrina morale. Questo tipo di educazione ha formato profondamente la psiche di Ed, a partire da un forte rifiuto di tutto ciò che riguardasse la sfera sessuale.

L’autoerotismo era bandito, mentre il sesso doveva avere come unico obiettivo quello di procreare. Un dettaglio da non sottovalutare è la considerazione che la madre di Gein riservava a tutte le altre donne, viste come moralmente dubbie.

Proprio questo disgusto verso le altre figure femminili ha contribuito nel creare tra Ed e sua madre un rapporto morboso e malsano. Il pensiero della donna portò Ed e suo fratello maggiore a vivere lontani dal resto della società, che la madre considerava fortemente immortale.

A scuola la situazione non era di certo migliore: gli altri alunni presero l’abitudine di bullizzarlo, inasprendo ancor di più le sue difficoltà a relazionarsi.

I primi omicidi

Un fattore scatenante della follia di Ed, latente per molti anni, è stata la morte sia del fratello che dei genitori. Aver perso la famiglia lo ha per certi versi liberato, permettendogli di sfogare le pulsioni che fino a quel momento erano state represse.

Il primo arresto avviene nell’autunno del 1957. Inizialmente si trattava solo di un sospetto, ma quando le forze dell’ordine sono entrate in casa sua hanno trovato le prove di molti altri omicidi. L’abitazione era stata trasformata in una vera casa dell’orrore. Le ossa delle vittime arredavano ogni stanza, e anche la pelle era stata riutilizzata.

Uno degli oggetti più macabri era un tamburo realizzato proprio con della pelle umana. Oltre agli omicidi Ed Gein si distinse anche come razziatore di tombe. Per ricavare altro “materiale” aveva profanato il cimitero, tirando fuori i corpi e utilizzando i cadaveri per vari scopi.

Il processo e la morte

Gein è stato regolarmente processato, ed è stato giudicato come colpevole di due omicidi. Alcuni sospettano ne abbia compiuti molti di più, ma non è stata dimostrata la sua colpevolezza.

Secondo i dati del processo avrebbe compiuto anche della necrofilia sui corpi, accusa che Gein ha respinto più volte.

Ed Gein, nonostante la sua colpevolezza, non venne condannato alla sedia elettrica. Trascorse sedici anni in un manicomio criminale, per poi morire nel 1984 per le conseguenze del cancro.

Differenze tra film e realtà

Il film e la realtà non combaciano. Ed Gein è stato un’importante base per il racconto, e alcuni elementi della vicenda sono stati effettivamente ripresi per la realizzazione della pellicola.

La figura di Gein è diventata talmente nota da aver ispirato anche altre storie di fantasia nel corso degli anni, come nel caso di Psyco, del 1961, o anche del film Il Silenzio degli Innocenti, del 1991. In Non aprite quella porta Leatherface ha una biografia piuttosto differente.

Il protagonista del film, di nome Thomas, ha il volto sfigurato fin dalla nascita, e inoltre soffre di un ritardo mentale. Queste caratteristiche e una vita tutt’altro che facile hanno contribuito a generare in lui una forte paranoia, portandolo a pensare che chiunque potesse minacciarlo.

Passa la sua vita all’interno di un mattatoio, insieme a suo fratello Charlie. Anche il fratello è fortemente traumatizzato: nel suo caso la causa del suo disagio è la Guerra di Corea. La chiusura del mattatoio, unico punto fermo nella sua esistenza, porta Thomas alla definitiva discesa nella follia.

Prende la sua arma, l’iconica motosega, e inizia a compiere i suoi crimini, cucendo la sua maschera con la pelle delle vittime. Nei vari film successivi, tra cui figurano sia remake che prequel, non mancano occasioni in cui l’identità dietro la maschera di Leatherface è stata cambiata rispetto alla pellicola originale.

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